Noi la chiamiamo incontinenza maschile, ma si tratta della manifestazione visibile di dinamiche molto più variegate e complesse che accadono dentro al nostro corpo; spesso passeggere, talvolta più complicate, ma sempre da analizzare e valutare attraverso diagnosi specialistiche. Riassumiamo le più utili e diffuse.

Per una diagnosi di incontinenza maschile sono sufficienti pochi elementi, che anche il medico di fiducia può riunire: raccolta anamnestica completa, esame obiettivo accurato, esame delle urine. In caso di perdite di urina dopo intervento chirurgico o radioterapia, dolore pelvico intenso o patologie neurologiche è sempre preferibile, per la diagnosi dell’incontinenza, fare anche una visita con lo specialista di fiducia.

Step 1: anamnesi

Il primo passo verso una pronta diagnosi e guarigione risiede nella precisione delle domande, e nella giusta interpretazione delle risposte. Per questo una corretta raccolta anamnestica deve comprendere la descrizione delle modalità di presentazione dell’incontinenza, la frequenza e la quantità delle perdite (da annotare in un apposito diario minzionale), la presenza di sintomi associati (bruciore, fastidio ad urinare, presenza di sangue nelle urine), eventuali fattori favorenti o scatenati (colpi di tosse, sforzi fisici), la presenza di stitichezza, disfunzioni sessuali, eventuale presenza di patologie prostatiche o malattie croniche (diabete, Parkinson, demenza).

Step 2: esame obiettivo

Dopo una prima valutazione di cuore, addome e sistema nervoso, per la diagnosi si procede ad una prima ispezione dei genitali. Negli uomini l’ispezione dei genitali esterni è fondamentale per la diagnosi dell’incontinenza, per escludere fin da subito la presenza di fimosi e ipospadia, due anomalie anatomiche con caratteristiche diverse; mentre per fimosi si intende il restringimento patologico del prepuzio, l’ipospadia è la conseguenza di uno sviluppo uretrale incompleto, che determina uno sbocco urinario in sedi diverse da quella anatomica.

Dopo aver accertato l’assenza di infezioni, infiammazioni e tumefazioni nella regione inguino-scrotale, il medico procede nell’ispezione rettale, cuore della diagnosi, unico modo per valutare consistenza, volume e simmetria della ghiandola prostatica.

Step 3: esami medici approfonditi

La persistenza di alcuni sintomi può spingere il medico alla prescrizione di ulteriori esami per la diagnosi dell’incontinenza: in primis quello delle urine, per evidenziare eventuali infezioni, e la citologia urinaria, utile nei casi di riscontro di sangue nelle urine o di fattori di rischio per i tumori dell’apparato urinario, che attraverso la misurazione del PSA (antigene prostatico specifico) valuta la presenza di patologie prostatiche.

È possibile che il medico richieda anche un’ ecografia dell’addome, nel caso la diagnosi ipotizzi calcoli, polipi nella vescica o un ristagno post minzionale, e ulteriori test specialistici per visualizzare (attraverso un mezzo di contrasto, un’uroscopia o un cistoscopia) uretra, vescica, volume urinario, velocità di uscita del getto.

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